La grafica è una
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Non è stato sempre cosi, la grafica nasce dalla scrittura e dalla tipografia per contrastare il primato della parola sul testo scritto che aveva sino ad allora reso sostanzialmente trasparenza.
Alcune correnti letterarie dei primi del '900 si erano posto il problema della tirannia delle parole ed il rapporto tra forma della scrittura e contenuto verbale.
"Nel futurismo la parola perde la funzione, attribuitale dalla letteratura tradizionale, di indicare concretamente l'oggetto al quale si riferisce; in questo modo, il suo significato diventa polisemico, allusivo, evocatore, permettendo di cogliere la vastità e lo spessore del reale, al di là di ogni sua rappresentazione in termini superficiali e puramente fenomenici. Così, con l'avanguardia finisce per affermarsi definitivamente il concetto della parola come segno autonomo e arbitrario rispetto ai contenuti della realtà rappresentata.
Le "tavole parolibere" sono interessantissimi esempi di produzione futurista. Sono composizioni grafiche verbali visive, basate sul libero accostamento di lettere, parole, segni grafici e immagini che individuano un nuovo scenario tra scrittura e poesia: la poesia visiva. Le "tavole parolibere" sono infatti tavole da guardare e percorrere con gli occhi in tutti i sensi più che da leggere, "non contengono più la successione narrativa, ma la poliespressione simultanea del mondo"; esse usano la dislocazione delle lettere (l'ampiezza, il carattere tipografico, cioè "la materialità del significante") al fine di ottenere effetti grafici e figurativi, ovvero un linguaggio pluricodice, verbale e visivo insieme, in cui pittura e scrittura si intrecciano felicemente. Si tratta di interessantissimi esperimenti intersemiotici, in quanto mettono insieme il modo lineare di leggere il linguaggio e il modo avvolgente di guardare un quadro. I risultati sono splendide composizioni grafiche con un uso attento del carattere tipografico, affinché esso trasmetti espressività ed emozione, non con il significato della parola che compone, ma con la sua materialità morfologica." (Michele Cecchini)
Lo sviluppo e la diffusione di moderne tecniche di stampa e supporti tecnologicamente avanzati, nel corso del tempo, hanno lasciato spazio alla creatività di artisti e grafici nel vestire i prodotti, disegnare manifesti, produrre depliant e volantini a colori.
Merci e servizi divengono familiari e semplici da utilizzare grazie alla grafica che comunica meglio le istruzioni d'uso e controllo delle merci. La grafica è un prodotto trasparente che nel momento in cui prende forma fa scivola i significati da sè al prodotto. Noto ed emblematico il trambusto procurato dalle confezioni di omogeneizzati giunte in un paese africano la cui popolazione poco avvezza ai consumi occidentali, individuava nel bimbo paffuto dell'etichetta il contenuto del flaccone.
La progettazione grafica rivolta al mercato è dodata di una forte persuasione, si snoda da un lato attraverso il rigore costruttivo della cultura verbale-tipografica, e dall'altro riprende ricerche più avanzate in ambito artistico e della cultura materiale che emerge da regioni periferiche. La consapevolezza dell'orizzonte nel quale sviluppare i progetti consente al grafico di rinnovare il patrimonio semantico delle parole e delle immagini.
Per contro la proliferazione dell'informatica e l'accesso indiscriminato ai sistemi di produzione editoriale realizza una comunicazione pletorica e da una complementare indifferenza per la cultura dell'immagine, una babele dei significati che impone ai professionisti un approccio progettuale alla grafica ed alla comunicazione quale unico antidoto all'inquinamento visivo e la saturazione dei canali informativi.